Il primo rapporto della Commissione europea sul decennio digitale, che rientra nel programma strategico dell’Ue con obiettivi definiti al 2030 su connettività, competenze, imprese e servizi pubblici digitali, rivela che l’Europa sta facendo progressi verso la realizzazione dei propri obiettivi digitali. Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere gli obiettivi prefissati.
L’Italia ha un potenziale digitale inutilizzato che può contribuire ulteriormente agli sforzi collettivi per raggiungerli. Negli ultimi anni il nostro Paese ha compiuto notevoli progressi in termini di infrastrutture, ma si colloca al di sotto della media UE per le competenze ed alcuni aspetti della digitalizzazione dei servizi pubblici.
Le strategie adottate su cloud, blockchain, intelligenza artificiale e sulla cybersicurezza, insieme alle riforme e agli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, creano un solido quadro per il conseguimento di una trasformazione digitale sostenibile e inclusiva.
Purtroppo non ci sono buone notizie per le competenze digitali, poiché solo il 46% della popolazione ha le competenze essenziali per l’era digitale. Da sottolineare il basso numero di imprese che forniscono formazione ai propri dipendenti. Inoltre si ha difficoltà a soddisfare la domanda di professionisti qualificati nel campo delle ICT (Tecnologie di Informazione e Comunicazione), poiché non ci sono molti laureati in ICT rispetto alla media europea.
Un dato molto rilevante riguarda la bassa percentuale di donne tra gli specialisti ICT. Per risolvere questi problemi è naturale pensare che si dovrebbe lavorare di più sullo sviluppo delle competenze digitali e sulla promozione dell’istruzione ICT, in particolare tra le donne.
In breve per la commissione europea si dovrebbero intensificare gli sforzi in materia di competenze digitali, in particolare per l’aggiornamento e la riqualificazione della propria forza lavoro.
Inoltre, sempre per quel che riguarda l’Italia, si dovrebbe introdurre una previsione delle competenze. Questo per soddisfare le esigenze del mercato del lavoro e migliorare la cooperazione. In particolare con l’industria e la società civile che aumentano allo stesso tempo la capacità dei sistemi educativi di formare un maggior numero di specialisti in ICT, sfruttando i finanziamenti del PNRR.