Da un’analisi del Sistema Italia emergono le principali cause che hanno determinato crisi e abbandono dei siti produttivi italiani a favore di altri paesi.
1) l’obiettivo di qualsiasi imprenditore è quello di esercitare l’attività d’impresa, organizzando i vari fattori produttivi, al fine di trarne un profitto.
2) le principali cause che determinano crisi e, o, spostamento di siti produttivi all’estero principalmente sono:
- costo dell’energia,
- costo del lavoro,
- lentezza, incertezza e costi della giustizia,
- carenza infrastrutture,
- rigidità strutturali,
- complessità della normativa in generale,
- eccessiva burocrazia,
Qui nasce il problema della competitività del nostro Sistema Paese. Problema vecchio perché mai seriamente affrontato dai numerosi governi che si sono succeduti negli ultimi decenni .
Nella totale assenza della politica sono invece accaduti dei fatti seri ed importanti nel nostro Paese come:
1) l’acquisizione di banche, assicurazioni, aziende produttive di vari settori, aziende della grande distribuzione, industrie da parte di aziende straniere;
2) fallimento di molte aziende di vari settori merceologici;
3) spostamento in altri Paesi di siti produttivi italiani.
Se non si affrontano alla fonte le cause che hanno determinato questo assisteremo sempre più alla deindustrializzazione del Paese e all’impoverimento collettivo.
Stellantis, Ilva, Embraco, La Perla, Marelli, Natuzzi sono soltanto la punta dell’iceberg. Più di 700.000 sono le aziende che hanno chiuso nel 2021 e nel 2022.
Allora acclarati gli obiettivi dell’imprenditore e le cause principali delle crisi la domanda che dovrebbe porsi qualsiasi governo è la seguente: Cosa posso fare per rendere più competitivo il Sistema Paese in modo che diventi conveniente per gli investitori fare impresa in Italia?
E’ perfettamente inutile continuare a rincorrere gli imprenditori che minacciano di abbandonare l’Italia offrendo loro sussidi ad hoc, cassa integrazione, partecipazioni dello Stato nel capitale, (Alitalia, Ilva, etc). Si interviene cioè solo in termini di Pronto Soccorso con il risultato che, spesso, il paziente nonostante la rianimazione, muore.
Per rendere competitivo il Sistema Paese nel suo insieme, per far si che capitali italiani piuttosto che stranieri tornino ad investire nel nostro Paese occorre che, nell’insieme, le condizioni siano competitive.
Sono molti lustri che nei programmi politici c’era una parolina magica: ”semplificazione”. Ma i tempi con i quali si muove la pubblica amministrazione in tutte le sue componenti è straordinariamente lento rispetto alle esigenze dei cittadini e delle imprese.
Il problema della competitività del nostro Paese è serio, complesso. Occorre una profonda opera di revisione di normative, procedure e costi primari per poterlo risolvere.
Al di là dell’ulteriore indebitamento necessario per finanziare questi cambiamenti bisogna tenere conto della trasparenza e della meritocrazia in modo da dimostrare al FMI e all’UE che quei soldi non sono stati costi a fondo perduto, ma BUONI INVESTIMENTI.
Allo stesso modo in ambito microeconomico all’interno delle aziende private, trasparenza e meritocrazia non vengono spesso garantiti causando malumori e incomprensioni anche fatali.
Affidarsi a terzi, quindi a professionisti con esperienza come lo Studio Magro è indice di buon senso e capacità di mettersi in discussione per essere competitivi sul mercato riassettando e migliorando l’azienda.