Evoluzione della formazione manageriale nel prossimo triennio
“Se dipendesse da me non sarei mai maturo, né nello stile, né nelle idee, ma sempre verde, sempre incompiuto, sempre sperimentale”.
(Gilberto Freire)
Si profila ormai un mondo del lavoro in cui il progresso scientifico e tecnologico sancisce il trionfo della cultura digitale su quella analogica. Questa dovrebbe libera definitivamente l’uomo dal castigo biblico della fatica. La nuova stagione che ci attende appare particolarmente feconda per la formazione sia scolastica che manageriale, costretta però a modificare radicalmente i suoi obiettivi e i suoi metodi.
In questa società globale e postindustriale vincono le organizzazioni capaci di prevedere meglio il loro futuro per poterlo progettare. Per esempio raccogliendo i materiali e le informazioni indispensabili per avviare un’ampia campagna di sensibilizzazione delle aziende e dei policy-makers sul futuro della formazione manageriale.
Dalle più accreditate ricerche futurologiche emergono alcuni trend che, direttamente o indirettamente, influiranno sulla formazione degli adulti.
Demografia. Nel 2026 la popolazione mondiale sarà di 8 miliardi: non solo bocche, per fortuna, ma anche cervelli capaci di risolvere problemi e creare innovazione. Vivranno più a lungo le persone più scolarizzate e con relazioni sociali più intense. Gli anziani con più di 65 anni saranno 910 milioni rispetto agli attuali 420 milioni.
Economia e lavoro. Nel 2026 il Pil pro-capite nel mondo sarà cresciuto del 159% rispetto a oggi. I potenziali consumatori saranno un miliardo in più. L’Occidente avrà ridotto del 15% il proprio potere d’acquisto. Progresso tecnologico e produttività del lavoro crescono a velocità esponenziale. L’effetto congiunto di legge di Moore, riconoscimento vocale, nanotecnologie e robotica, comporterà una “jobless growth” con la perdita senza rimpiazzo di molti attuali posti di lavoro.
Nei Paesi avanzati il 20% degli occupati svolgerà mansioni operaie; il 30% svolgerà mansioni impiegatizie; il 50% svolgerà attività creative. Se il lavoro esecutivo non verrà ridistribuito, la disoccupazione aumenterà e un numero crescente di Neet (Not engaged in Education, Employmentor Training) sarà costretto a consumare senza produrre. Ne deriverà una riduzione dei consumi e un aumento dei conflitti sociali.
Etica. Nel 2026 il mondo sarà più ricco ma resterà ineguale. L’aumento e la visibilità delle disuguaglianze e dell’esclusione sociale alimenteranno movimenti e conflitti. Vaclav Havel ha detto che il comunismo ha perso ma il capitalismo non ha vinto perché il comunismo sapeva distribuire la ricchezza ma non la sapeva produrre mentre il capitalismo sa produrre la ricchezza ma non la sa distribuire. Secondo il Bruntland Report (1987) occorre assicurare al pianeta uno sviluppo sostenibile “che soddisfi i bisogni di oggi senza compromettere la possibilità delle future generazioni di soddisfare i loro”. Poiché nel 2026 almeno il 70% dei lavoratori sarà occupato nel settore terziario, dove il vantaggio competitivo dipende dall’affidabilità e dalla qualità delle prestazioni, vi sarà una forte spinta alla trasparenza, alla correttezza e alla competenza. Se vorremo avere successo, ci toccherà essere galantuomini.
Estetica. La qualità formale degli oggetti interesserà più della loro scontata perfezione tecnica e il loro valore di mercato sarà sempre più affidato alla loro bellezza e alla loro griffe. Le buone maniere saranno l’anima del commercio. L’estetica diventerà uno dei principali fattori competitivi e chi si dedicherà ad attività estetiche sarà più gratificato di chi si dedicherà ad attività pratiche.
Costruzione dello scenario manageriale 2026
Per progettare il futuro occorre prevederlo. Per la costruzione dello scenario 2026 – che, ripetuto periodicamente nei prossimi anni, potrebbe dare vita a un vero e proprio originale osservatorio permanente – è stata prescelta la metodologia Delphi che consente, in tempi abbastanza rapidi, di realizzare una previsione organica e attendibile circa le più probabili evoluzioni della formazione manageriale in Italia.
Dopo avere individuato un’ampia gamma di autorevoli Esperti appartenenti ai settori disciplinari prescelti e dopo avere deciso quali sono i nove Esperti che parteciperanno effettivamente all’indagine, è stato preparato il primo questionario, consistente in domande a risposta libera. Una volta ottenute le risposte, la direzione della ricerca provvede a elaborarle e riorganizzarle in forma di un secondo questionario a risposte chiuse. In base ai risultati di questo secondo questionario sarà steso il rapporto conclusivo, cioè lo scenario della formazione manageriale proiettato al 2026.